Il sogno di Pier Paolo Pasolini

Carlotta Ciarrapica e Andrea Bizzozzero nel libro “Il sogno di Pier Paolo Pasolini” edizioni San Paolo, parlano del film, mai girato, su San Paolo.

Il tutto è arricchito dalla prefazione di mons. Domenico Pompili e dalla post-prefazione di Liliana Cavani.

Come ricorda mons. Pompili nella prefazione Paolo era un tessitore di tende e ciò da la possibilità di parlare di “intrecci”.

Sono tre gli intrecci che caratterizzano questo testo: il primo riguarda ciò che Pasolini scrive per il film su San Paolo in particolare la sceneggiatura del film; il secondo riguarda il tema della comunicazione intesa come arte; secondo Pasolini, da sempre in conflitto con i mezzi di comunicazione, l’unione tra poesia e tecnica può generare l’arte della comunicazione tramite il cinema; il terzo pone in risalto tre figure caratterizzate da una certa inquietudine e dall’essere visionari: Pier Paolo Pasolini, Giacomo Alberione, Paolo VI.

Pasolini rappresenta l’anima critica dell’Italia dove si sovrappongono estetiche ed etica, bellezza e giustizia, così come è in grado di denunciare contradizioni e ipocrisie.

Il film su una figura controversa come quella di Paolo non poteva essere affrontato in modo lineare.

Nella sceneggiatura Pasolini fa transitare Paolo per Parigi, New York, Roma, Londra, Napoli.

Una visione contemporanea di San Paolo che si confronta con la modernità, morirà ucciso da una pallottola a New York come Martin Luther King al cui assassinio Pasolini si ispira.

Le tre figure prima citate Pasolini, Alberione, Montini sono soggiogate dalla modernità e sentono di dover comunicare con il mondo che cambia.

Al tempo stesso sono tutti legati ad una visione poetica, profetica protesi verso la ricerca di un nuovo Umanesimo.

Pasolini è affascinato dalla figura di Paolo nelle vesti sia del Santo e profeta sia dell’organizzatore di un sistema religioso chiuso.

Se si cerca un parallelismo con Papa Francesco per Pasolini il Paolo organizzatore è la “mondanità della chiesa” il clericalismo che ne deforma il volto.

Il Paolo santo è per Pasolini, come direbbe Francesco, l’uomo delle periferie che vede la chiesa come “un ospedale da campo”.

Ricordando le parole di Pasolini, la chiesa rinnovandosi dovrebbe opporsi al potere ed essere un adunanza di genti non la gestione della religione dall’alto.

Una chiesa fondata sull’amore senza impedire la rivoluzione dello spirito.

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